Astrologia Celtica - dal 6 giugno al 5 luglio
dal 6 giugno al 15 giugno il
Cocchiere – Vischio
dal 16 giugno al 25 giugno la
Piccola Orsa – Abete
dal 26 giugno al 5 luglio il
Grande Cane – Fico
Il Cocchiere
– Vischio dal 6 giugno
al 15 giugno
Il mito:
Belenos, il dio del Sole,
guidava come ogni giorno la sua quadriglia d'oro attraverso il cielo
perfettamente azzurro. Dall'alto del suo carro, vide una bella mortale chiamata
Modron. Scivolando lungo uno dei suoi potenti e calorosi raggi, Belenos penetrò
nel fondo del ventre di questa donna celtica che si era addormentata, nuda, a
gambe divaricate, in mezzo alla pianura. Questo vi depositò l suo seme divino e
presto nacque Grannos, già splendente come il padre divino. Influenzato sin dai
primi giorni dal sangue di Belenos che guida il carro del Sole, egli riunì
quattro bei cavalli selvatici che attaccò con un giogo di cinghie di cuoio e
con pezzi di legno ad un piccolo carro con due ruote. E' da sempre considerato
l'inventore della quadriglia e il primo cocchiere.
L'astrologia celtica gli associa
il Vischio, cioè una pianta che cresce sugli alberi senza avere però delle
radici proprie. IL colore delle sue bacche ricorda quello dello sperma del
divino Belenos e il modo di propagazione del vischio sui rami sembra legato al
movimento della quadriglia del Sole nel cielo.
Il carattere:
Il Cocchiere-Vischio si colloca
esattamente nel punto mediano di una linea astratta che collegherebbe il sole
con i ceppi di piccoli rami di vischio su un bell'albero. Possiede delle
qualità solari e lunari allo stesso tempo; è insieme molto estroverso, generoso
ed orientato verso gli altri; è completamente narcisista , totalmente egoista e
talvolta si comporta come un parassita. Questo carattere doppio gi pone qualche
volta dei problemi ma, nella maggior parte dei casi, il Cocchiere-Vischio ama
servirsi del proprio potere di attrazione per catturare all'interlocutore la
sua sostanza. Grande condottiero di uomini, sa domare gli esseri più intrattabili,
sottomettendoli alla propria volontà.
Questo mito di dolcezza e di
durezza, l'abilità nel ricompensare e nel punire, lo rendono il più astuto di
tutti i nativi della ruota della vita cosmica degli antichi celti. Qualunque
sia la stazza e la potenza dei suoi avversari, malgrado il proprio corpo spesso
mingherlino, raggiunge lo scopo che si è prefissato con una capacità diabolica,
attentamente mascherata da un viso d'angelo. Per paura della ritorsione del
potere che esercita sugli altri, senza vergogna, pratica la sua arte con
estrema attenzione, non lasciandosi sfuggire niente ed utilizzando ogni difetto
che riscontra nel suo avversario. I nati del Cocchiere-Vischio non si fideranno
di nessuno: molto materialisti, essi manipolano gli esseri attorno loro per raggiungere i propri scopi
personali. Il Cocchiere-Vischio non ne prova nessuna vergogna perchè continua a
pensare, e spesso ha anche ragione, che gli esseri umani siano "troppo
umani" e che quindi abbiano bisogno della frusta per dare il meglio di loro
stessi.
Rapporti ed amicizie:
Ognuno è "suo amico".
Il Cocchiere-Vischio non parlerà mi male di nessuno. Ha sempre una parola
gentile ed incoraggiante per difendere quelli che vengono accusati davanti a
lui, questo non perchè sia convinto che la persona in causa sia accusata
ingiustamente - in fondo, è anche molto più duro e molto "al di sopra di
tutto questo" ma perchè ama sedurre
e prova il profondo bisogno di farlo. E' questa la sua forza: quello che
utilizza poi per domare qualsiasi ribellione. Sa che i primi istanti di un incontro
determinano l'intero corso dei rapporti successivi, quindi sfoggia tutto il suo
fascino. Così come il seme del vischio, abbandonato dal corvo nel buco di una
corteccia svilupperà per piantare una minuscola radice una forza pari a quella
di un potente acido, il Cocchiere-Vischio affonda suoi pseudopodi affettivi, il suo sguardo
conturbante, negli occhi dell'essere che vuole farsi amico. Non pensate però
che sia cattivo e subdolo! Si stima superiore, m non esercita il suo potere in
modo malefico su prede facili!
Professione:
Il Cocchiere-Vischio è un
amministratore di prim'ordine e una guida di uomini fuori dal comune: eccelle
nella carriera militare e politica. La sua totale assenza di scrupoli lo dirige
verso le professioni legate al settore immobiliare, al commercio, al settore
assicurativo, oltre che ai mestieri legati alla costruzione dei mezzi di
locomozione. La sua capacità di approfittare di un'apparente debolezza fisica
come di un asso nella manica, lo porta speso a rovesciare a proprio favore le
situazioni più disperate; trova buoni sbocchi professionali ad alto livello,
occupando posti dai quali potrà raddrizzare, ad esempio, imprese in difficoltà.
Amori:
Coloro che amano un
Cocchiere-Vischio, sprovvisto di una vera generosità, ricevono ben poco in
cambio. Amare qualcuno che vuole essere il maestro assoluto richiede sempre una
certa dose di masochismo, tanto più che non vi è neppure compensazione erotica
con questo intellettuale, che non riesce a non pensare a sè stesso durante i
rapporti sessuali! Benchè a prima vista il Cocchiere-Vischio sembri un essere
pieno di desideri è tutt'altra cosa. Non cerca di dividere nulla e obbliga
l'altro a dare il meglio di sè stesso: è questo il alto positivo del segno, ciò
che lo rende necessario nel gioco dell'armonia cosmica dei trentasei segni
della ruota della vita dell'astrologia celtica. Spinge i suoi partners al di là
di ciò che essi consideravano i propri limiti amorosi. Il Cocchiere-Vischio
rimane comunque sempre in guardia e non segue l'impulso del suo cuore ma quello
dei suoi interessi di "cocchiere" che deve, costi quel che costi,
arrivare da qualche parte.
Destino:
Inventare la quadriglia,
amministrare coscienziosamente, condurre il carro e vivere nella sostanza degli
altri non è certo il suo vero destino, ciò verso cui egli si dirige, ne ciò per
cui egli è stato creato; non è nemmeno il ruolo essenziale che egli deve avere
nella ruota della vita cosmica dei Celti! In fondo, recita la parte mistica del
"castigamatti", della "mosca del carro" che fa raddrizzare
le colonne vertebrali degli uomini e li guida n avanti, li obbliga a superarsi
e a camminare verso le forze soprannaturali, verso la spiritualità e la
trascendenza. I suoi sistemi sono terra-a-terra e spesso molto poco inventati.
Si fa una grande fatica a capire dove egli dirige lo sguardo: verso l'orizzonte
o sul lembo del cielo azzurro che ogni essere umano deve raggiungere un giorno
o l'altro.
Il Cocchiere-Vischio è il
costruttore del mondo di domani, l'innovatore ed anche colui che permette alle
forze latenti di ciascuno di noi di rivelarsi. Egli fa germogliare i semi
seppelliti nel cuore dell'uomo, iscrivendo solchi profondi. Che colpa ne ha se
come unico strumento agricolo si ritrova una frusta?
La Piccola
Orsa – Abete dal 16 giugno al 25 giugno
Il mito:
C'era una volta un dio-bambino
che le lotte e le rivalità tra gli dei avevano allontanato dal cerchio superiore
della vita. La madre lo aveva abbandonato in una foresta buia, sperando che un
essere del cerchio inferiore lo avrebbe mantenuto in vita fino a quando non
fosse abbastanza grande e forte per farsi posto in mezzo alle divinità.
Il bimbo piange ed emette gemiti,
coricato sul materasso di aghi di pino che copre i suolo. Attratta dal rumore,
un piccola orsa si avvicina grugnendo. "Il miele non ha mai fatto questo
rumore", pensa e, mentre decide di andare avanti, sente il suo cuore pieno di amore e soffre, sotto il suo
dolce pelo, si avvina quindi al bambino e lo prende tra le zampe. "E' come
un orsacchiotto!" pensa di nuovo; lo adotta e lo nutre con acqua e miele.
Siccome il bambino di sera piange, lo appoggia contro il suo seno e lui trova
una minuscola mammella che succhia forte; il cuore della piccola orsa è così
disponibile e generoso, che appaiono ben presto gocce di latte. Il bambino è
riuscito a trasformare la piccola orsa in nutrice. Il dio conserva di questo
periodo meraviglioso un commosso ricordo. E' pieno do riconoscenza per questa
madre adottiva. Così, quando diventerà il più grande degli dei celtici, Dagda,
la porterà in cielo e le attribuirà una stella particolare, posta sulla punta
della sua coda e rivolta a Nord. L'Abete è rimasto associato a questa
costellazione in ricordo degli alberi della foresta tra i quali il giovane
Dagda fu trovato dall'Orsa.
Il carattere:
Allo
stesso tempo generosa ed egoista come un animale, la Piccola Orsa-Abete
sconcerta ed attrae quelli che la frequentano. Dà tutto ciò che ha a coloro che
ama, ma nella sua vita quotidiana è chiusa, preoccupata, a disagio, soffre
spesso di angosce molto forti. Si dimostra materna con tutti ed ama avere
ospiti, ma in fondo rimane una grande solitaria. Si ostina a recitare parti positive
per nascondere il proprio smarrimento di piccola orsa piena di paura, orfana e
privata di ogni tipo di amore vero. Offre uno spettacolo patetico quando chiede
affetto e nello stesso tempo lo respinge, incapace di ricevere. E’ la stella
polare, il ghiacci ricoperto di pelo. La sua principale carenza risiede
nell’incapacità di comunicare. Si inventa sempre rapporti simbiotici nella vita
quotidiana, si circonda di bambini che vizia. Minuto per minuto, anche nelle
condizioni più favorevoli, si lascia invadere dalla frustrazione dell’amore,
che porta nel più profondo di sé stessa e dal quale si lascia travolgere. E’
spesso depressa. Fa talmente tanto per cercare di amare che ci lascia comunque
le proprie forze. Quando le sue necessità risorgono per riempirla di amarezza
può diventare violenta.
Rapporti ed Amicizie:
Per i
nativi di questo segno, il dramma principale sta nella solitudine vissuta male
e nel perpetuo bisogno di essere amati. Essi cercano “disperatamente” un amico
o un’ amica. Chi riesce ad ascoltare attentamente questi esseri che si
lamentano continuamente, mentre non sembrano in condizioni particolarmente
svantaggiate? Chi accetterà di passare il proprio tempo con qualcuno che non fa
altro che piangere sulle sue frustrazioni? Soprattutto quando l’amico si
accorge che, invece che esserle di sollievo, non fa altro che rafforzare le sue
lamentele ed il suo compiacimento nel dolore. La festa di San Giovanni,
d’estate, festa dei maghi e delle streghe viene celebrata in questo segno. Ciò
si spiega n modo sorprendente: si tratta di gente istruita per quanto riguarda
i problemi dell’aldilà e del mondo invisibile, di gente con una forte
inclinazione per la pratica delle discipline esoteriche, eppure continua ad
avere rapporti con le forze demoniache, le emozioni negative della natura umana
- gelosia, invidia, odio, desiderio di costringere qualcuno ad amarli – e ad
esaltarle utilizzando tecniche mistiche.
Professione:
La
Piccola Orsa-Abete sceglie in generale professioni con un rapporto di
dipendenza in cui può recitare le sue parti preferite: quella della serva-
nutrice e quella della poveretta – maltrattata.
Ad
esempio sceglie un impiego con un capoufficio dal carattere esecrabile; cura
gli infermi incurabili, ecc. Naturalmente, in qualsiasi società ci devono
essere delle persone come lei, capaci di dedicarsi agli altri dimenticando
completamente i propri interessi. Accanto a quelli che soffrono “davvero”, essa
dimentica per un attimo il proprio narcisismo. Alla Piccola Orsa-Abete sarà
concesso di dare buoni frutti nelle professioni artistiche; questi frutti dopo
essersi cucinati a lungo uniti molto
zucchero, daranno marmellate con un delicato gusto di miele. Quando la Piccola
Orsa-Abete cerca bene, si accorge che trova ciò di cui ha bisogno.
Amori:
Sono
amori difficili quelli della Piccola Orsa-Abete a causa della contemporanea
presenza di immensi bisogni e dell’incapacità a ricevere!
Destino:
Perché
la Piccola Orsa-Abete non riesce a capire il proprio destino? Si tratta di un
errore di interpretazione continuamente rinnovata. Dispone di una capacità di
amare grande come il Sole nel solstizio d’estate, ha molto da dare a quelli che
la circondano, ma si arena nella tristezza che nasce in lei per la certezza di
una fine che si avvicina. E’ come un sole che si oscura prima del solstizio
d’estate, rifiutando di continuare la sua corsa e di andare ad illuminare
l’emisfero del sud. Ossessionata dal fatto che in questo mondo tutto cambia e
tutto ha un fine, preferisce piangere anche le cose migliori, pensando al
momento in cui la felicità le sfuggirà, piuttosto che godersi la vita quando la
felicità può essere divisa con tutti quelli dai quali vorrebbe amore.
Se la
Piccola Orsa-Abete riuscirà a cambiare sé stessa, a scacciare i pensieri
negativi, la paura del domani, le sue angosce spariranno. Allora, darà il suo
calore a quelli che saranno vicini e verrà riverita come la nutrice degli dei e
degli uomini, la madre celeste. Sia essa una donna o un uomo, è consigliabile
che la Piccola Orsa-Abete s’impegni in attività creative che l’assorbano
completamente: così si compirà il su destino, con accanto un essere sempre
nuovo da nutrire e da amare.
il Grande Cane – Fico dal
26 giugno al 5 luglio
Il mito:
Mabon, il dio solare, ama la caccia. Lo si può incontrare,
armato del suo arco e delle sue frecce, all’interno dei boschi fitti. Egli è
sempre accompagnato da un Grande Cane, chiamato Drudwyn, che ha ricevuto dal
dio il privilegio di non lasciarsi mai sfuggire la preda che insegue.
La leggenda racconta dell’eroe Kulhwch che doveva combattere
contro il cinghiale Twrch Trwyth, così veloce che nessuno era riuscito a
prenderlo. Kulhwch invocò il dio Mabon e gli promise un sacrificio, chiedendo
in prestito il Grande Cane Drudwyn, il dio acconsentì e Kulhwch partì per la
caccia. Drudwyn fiutò il cinghiale ed inseguendolo per tre notti e tre giorni,
lo spinse verso una cascata molto profonda e l’eroe riuscì ad ucciderlo.
Per commemorare questo brillante avvenimento, il dio Mabon,
una sera, lasciando il settore del cielo che da solo illuminava, fisso
l’immagine del Grande Cane sulla volta celeste. Da allora, c’è la costellazione
che porta il suo nome: una stella molto brillante illumina la notte, appoggiata
sulla sua fronte, e simboleggia la
fedeltà, la resistenza e la perseveranza.
Il Fico è anch’esso un grande amico degli uomini perché il
suo frutto può conservarsi a lungo dopo essere stato essiccato sotto i raggi
del sole; quest’albero viene associato, nell’astrologia celtica, a questo
straordinario animale.
Carattere:
Nei tempi molto antichi, i matrimoni venivano
preferibilmente celebrati quando il sole attraversava questo segno astrologico.
Gli sposi beneficiavano così per tutta la vita della protezione del Grande
Cane-Fico e rimanevano fedeli l’una all’altro, aiutandosi e dandosi reciproco
sostegno ed affetto.
Il Grande Cane-Fico è un essere appassionato ed istintivo.
Il cuore in mano, sempre pronto ad aiutare non è disponibile però quando caccia
o se sta mangiando. E’ molto indipendente, ma gradisce la compagnia e si
affeziona “fino alla morte” ad una persona che quindi accompagnerà dappertutto.
E’ sempre allegro quando si trova con chi ama, non lo è mai
quando è da solo. Può essere distante, assente ed in quei momenti si isola
dagli altri e si immerge in sogni molto tormentati, simili agli incubi, dai
quali riemerge rigenerato e purificato. Non è invadente, salvo quando ha
bisogno di affetto e di carezze; ama che il suo nome venga associato a quello
del suo “padrone” e si accontenta del ruolo di amico, non ritiene di avere una
vera e propria identità. Possiede in fondo un carattere molto semplice: ha
bisogno di essere legato a qualcuno e di avere un ruolo preciso da svolgere,
questo deve corrispondere sia ai suoi istinti più profondi, sia ai progetti del
suo “padrone”. Molto resistente, non si annoia mai se può correre in libertà,
spesso anche a caso.
Rapporti ed amicizie:
Il Grande Cane-Fico è più di ogni altro nativo della ruota
celtica dedito ai rapporti umani. Per lui sono una necessità vitale, sebbene
egli sia molto esclusivo; quando vi ha scelto come vero amico, e se lo avete
trattato come tale, non cacciatelo mai via dalla vostra vita perché lo
rendereste molto, davvero molto infelice. Il Grande Cane-Fico può sopportare
tutto senza soffrire eccetto che la perdita del suo amico “padrone”. Il
rapporto è per lui eterno a tal punto che spesso si incontrano individui di
questo segno che continuano a vivere, con dedizione esemplare, assieme a
persone ormai diventate pazze, violente, alcolizzate o completamente inferme.
Il Grande Cane-Fico non lascia mai il suo amico, anche quando muore: si corica
sulla sua tomba e aspetta di raggiungerlo. La morte del resto è una delle preoccupazioni
fondamentali della sua vita: ma solo quella che può colpire i suoi amici, alla
propria non pensa mai.
Professione:
Gli si addicono perfettamente tutti i mestieri che
richiedono dedizione, disciplina e resistenza: la carriera militare, i ruoli di
vigilanza, sorveglianza, di protezione ed assistenza sono mestieri che apprezza di più. Cerca sempre un
impiego nel quale le proprie qualità e la propria competenza possano essere ben
riconosciute ed utilizzate. Non indietreggia davanti agli sforzi, se i rapporti
con i diretti superiori sono buoni ed essi si dimostrano cordiali e
comprensivi.
Amori:
Il Grande Cane-Fico è essenzialmente sensuale. Non è sempre
brillante o molto tenero nei suoi rapporti sessuali, ma si dimostra caloroso e
stimolante. E’ uno strano amante, anche se dal punto di vista affettivo rimane
molto fedele, si lascia facilmente coinvolgere in storielle ed avventure
sessuali passeggere, nelle quali si impegna totalmente, trascurando allora
tutte le proprie responsabilità, anche quelle nei confronti della famiglia, se
ne ha. In seguito sente un grande senso di colpa e, per settimane o anche mesi,
cercherà di farsi perdonare dimostrandosi pieno di premure verso il coniuge.
Destino:
La stella oggi chiamata Sirio, una delle più lucenti del
Cielo, che secondo la leggenda fu messa dalla dea Arianrod sulla testa del
Grande Cane, ci permette di capire meglio l’eccezionale destino de nativi di
questo segno. Durante la loro vita, compiono tutti i loro doveri molto
scrupolosamente, ma semplicemente, senza porsi troppe domande. Se raggiungono
posizioni ambite nella vita, se vengono “spiritualizzati” o anche
“santificati”, non è perchè lo abbiano cercato: non hanno mai fatto niente per
arrivarci. Il destino del Grande Cane-Fico è sempre inatteso, come una
sorpresa, un premio, un ricompensa finale che corona gli sforzi del coraggioso
animale e che accoglie con sincera umiltà. Non c’è il rischio che ciò gli
faccia “girare la testa” perché in fondo è molto equilibrato. I frutti delle
sue opere sono sempre distribuiti generosamente attorno a lui, perché non è
egoista e ama fare piaceri.